La società di progettazione architettonica Lombardini22 ha organizzato per lo scorso 21 novembre l’evento EMPATIA degli SPAZI.
Un momento di approfondimento che ha messo a fuoco l’affascinante rapporto tra architettura e neuroscienze e le ricadute a livello pratico sulla progettazione architettonica.
Protagonista il celebre neuroscienziato Vittorio Gallese fra gli scopritori dei “neuroni specchio”, intervistato dal giornalista e conduttore Giorgio Tartaro.
L’intervento è stato incentrato sulle relazioni cervello-corpo e il rapporto con lo spazio costruito.
Partendo dal concetto di empatia, intesa nella sua accezione originaria come “entrare in contatto con un oggetto” si sono esplorate le relazioni tra sensazioni, emozioni e azioni, secondo una concezione che vede l’essere umano come creatura olistica. Le interconnessioni esistenti fra le diverse aree cerebrali e i neuroni specchio non sono altro che il substrato fisiologico alla base dell’esperienza complessa e multidimensionale che facciamo della realtà quotidiana.
Da qui discendono le implicazioni per l’architettura, forma mediata di intersoggettività, che non può non tenere conto dello spazio architettonico inteso come un’esperienza emotiva e multisensoriale, la reazione di un organismo con un corpo ad un ambiente che produce continui stimoli.
L’architettura non può quindi essere ridotta a semplice astrazione razionale ma è un’esperienza da vivere con il corpo e i sensi. Secondo il concetto di embodiment le nostre vite, le nostre menti e le nostre conoscenze sono da considerarsi corporee, contestuali e comportamentali, espressione delle proprietà biologiche dell’interazione dei nostri corpi con l’ambiente.
Il contributo delle neuroscienze all’architettura va nella direzione del dare forma al nostro ambiente costruito, per influenzare le nostre abilità cognitive e atteggiamenti mentali, supponendo che lo spazio di lavoro abbia rilievo sui comportamenti dei lavoratori e possa quindi essere considerato uno strumento di leva per stimolare la creatività.
L’obiettivo di questa lectio magistralis è stato proprio quello di “gettare un ponte” fra discipline solo apparentemente lontane e creare connessioni interdisciplinari per unire stili, influenze ed espressioni diverse in un unico luogo facendole dialogare e dando ad ogni opera un nuovo punto di vista.
A livello concreto è stata l’occasione per lanciare un Laboratorio sulle Neuroscienze, un luogo di condivisione tra ricerca teorica e applicazioni pratiche che fornisca strumenti di innovazione concreti a tutte le aziende interessate; solo infatti le realtà in grado di raccogliere questa sfida saranno in grado di approfittare dei vantaggi a livello di competitività connessi.