I Monti di Mola: le origini della Costa Smeralda

Negli anni ’50 la natura dell’area nord-orientale della Sardegna era prevalentemente selvaggia e ospitava poche semplici e grezze strutture rurali, gli stazzi, in cui soggiornavano i pastori durante i loro spostamenti con greggi e mandrie. Troppo occupati nel loro lavoro, i pastori non prestavano particolare attenzione all’incredibile bellezza che la Natura aveva donato quell’angolo di Sardegna, che noi oggi chiamiamo Gallura, ma che allora era conosciuto come Monti di Mola.
A quei tempo solo pochi temerari si avventuravano fin lì, ma ben presto la Costa Smeralda sarebbe sbocciata, come un fiore a primavera.

La nascita di un sogno

Alla fine delle guerra, a cavallo fra gli anni ’50 e gli anni ’60, l’Italia visse una fase di grande ripresa economica, che portò con sé la rinascita economica e un’intensificazione degli spostamenti “per affari” tra i vari paesi europei.

Il 1959 fu l’anno della svolta. Giovanni Filigheddu, consigliere regionale originario di Arzachena, convinse John Duncan Miller, rappresentante della Banca Mondiale in Europa, a visitare la Gallura, durante un pranzo a base di spaghetti e vino di Cala di Volpe.

Fra Miller e la Gallura fu amore a prima vista, tanto che, tornato a Londra, trasmise il suo entusiasmo nei circoli finanziari più importanti, coinvolgendo vari membri fra cui merita una menzione particolare Patrick Guiness, fratellastro del principe Karim Aga Khan. In realtà quest’ultimo non era presente quando un anno dopo, nel 1960, un gruppo composto dall’élite europea decollò da Nizza per atterrare ad Alghero, con l’intento di esplorare quella terra che tanto aveva affascinato Miller. Nonostante la sua assenza, proprio in quell’occasione l’Aga Khan decise di investire 500 mila lire nella Établissement Romazzino, la nuova società che, acquistando 170 ettari nell’omonima località, diede origine al Consorzio Costa Smeralda.

Un potenziale tutto da scoprire

Il contrasto fra l’entusiasmo che spinse l’Aga Khan a fare il suo primo investimento “a scatola chiusa” e la delusione della sua prima volta in Gallura fu quasi paradossale. Al suo arrivo a Porto Cervo, quella terra che tanto aveva sentito decantare nei principali circoli finanziari europei, gli era sembrata vuota, quasi desolata. Soltanto dopo la sua seconda visita, nel 1961, il principe si convinse che quel territorio, all’apparenza selvaggio e spoglio, avesse in realtà delle potenzialità enormi.

Fondò il Consorzio della Costa Smeralda e a metà marzo del 1962, da visionario lungimirante quale era, gli affidò circa 1800 ettari di terreno gallurese, insieme al compito di supervisionarne e amministrarne lo sviluppo territoriale, architettonico e urbanistico, in modo che il la dilagante speculazione edilizia di quegli anni non lo deturpasse.

Il nobile, e per l’epoca innovativo, intento di preservare la ricchezza e la bellezza naturalistica di quei luoghi portò all’istituzione di un vero e proprio Comitato di Architettura.

Il luogo in cui natura e architettura si fondono

Fu l’Aga Khan in persona a volere nel comitato alcuni fra i migliori e più rinomati architetti di quegli anni: Luigi Vietti, Jacques Couëlle, Michele Busiri Vici e Antonio Simon Mossa.

Dalla collaborazione fra gli architetti del comitato nacque quello che ancora oggi viene definito “stile smeraldino“. In particolare, l’architetto fiorentino Luigi Vietti redasse il piano regolatore generale e basò le sue idee su un’approfondita ricerca in materia di architettura sarda, che successivamente reinterpretò, trasformandola da un’edilizia povera a una contemporanea e accogliente, ma mantenendo la matrice e i materiali della tradizione locale.

Vietti sosteneva infatti che «studiare l’architettura spontanea dei luoghi vuol dire capire la natura stessa, capire il carattere della gente che quei luoghi abita, capire la cultura e le ragioni del vivere, in una parola entrare a far parte del loro spirito profondo, con umiltà»

Jacques Couëlle, straordinario architetto, ma anche artista eccentrico, amico di Pblo Picasso e Salvador Dalì, scelse di vivere sulla rocca che sovrasta Abbiadori e la baia di Cala di Volpe. Più che costruire la propria dimora, la scolpì direttamente nella roccia. A lui dobbiamo l’originalità di un’architettura apparentemente povera, perché realizzata con materiali semplici ed essenziali come la pietra, ma caratterizzata da forme plastiche, curve dolci e nicchie scavate direttamente nelle pareti.

Anche Michele Busirici Vici preferiva le forme sinuose e prive di spigoli, ma a esse aggiungeva una predilezione per il colore bianco e, più in generale, per scelte cromatiche che ben si armonizzassero con i colori della natura circostante.

Antonio Simon Mossa era un uomo dalle infinite passioni e dalle altrettante abilità: oltre all’architettura, infatti, si dedicava anche alla letteratura, alla musica e al cinema. Al suo genio creativo dobbiamo la strada litoranea della Costa Smeralda, tra San Pantaleo e Porto Cervo, con le sue magnifiche piazzole panoramiche e il belvedere, da cui si può ammirare Cala di Volpe in tutta la sua sconfinata bellezza.

Eccellenza e ospitalità: questa è la Costa Smeralda

Se volessimo definire la Costa Smeralda in due parole, sarebbero senza dubbio queste: eccellenza e ospitalità.

Un luogo dove la bellezza naturale e quella architettonica si fondono, valorizzandosi a vicenda, e creano un’atmosfera unica, ideale per chi vuole immergersi nella natura, rilassarsi e godersi un po’ di tranquillità nella più totale riservatezza.

Da sempre meta d’elezione dell’élite nazionale e internazionale, la Costa Smeralda è lo scenario in cui prendono vita progetti innovativi realizzati da grandi nomi del design mondiale, chef pluristellati, atelier di lusso e brand di fama mondiale.

La ricerca della perfezione e l’impegno affinché la Costa Smeralda continui a essere un luogo magico e unico nel suo genere sono una sfida costante, un forte incentivo che spinge gli imprenditori a continuare a investire in questo territorio, rinnvandolo e preservandolo allo stesso tempo, in un circolo virtuoso che ne mantiene e ne promuove la raffinatezza e l’esclusività.

Tutto questo contribuisce all’ormai consolidata posizione di spicco della Sardegna in tutte le classifiche del turismo e del real estate di lusso. È proprio la Costa Smeralda, infatti, a ospitare la quasi totalità delle ville, degli hotel, dei ristoranti e dei club più richiesti e frequentati da vip e milionari di tutto il mondo, conquistati dalle infinite possibilità che questa ha da offrire: passeggiate in riva a uno dei mari più belli del pianeta, sport di ogni genere, dal golf, allo yoga, alla vela, specialità enogastronomiche, da gustare ammirando splendidi tramonti, assoluto relax immersi nei colori e nei profumi della macchia mediterranea: tutto senza mai correre il rischio di essere disturbati.

L’unico modo per comprendere fino in fondo lo “Stile Costa Smeralda” è viverlo: lasciarsi coinvolgere dalla straordinarietà di questa terra, di questo impagabile regalo donatoci dalla Natura.