SIMONA TAVASSI
Nasce a Roma da una famiglia di artisti. Il suo primo maestro è infatti suo nonno materno che le svela
i segreti della pittura e la inizia alla conoscenza e all’uso del colore ad olio. La formazione artistica di Simona Tavassi segue un percorso fuori dagli schemi: l’artista, infatti crea una propria identità artistica.
Negli anni sviluppa un proprio discorso che passa attraverso il figurativo, in cui rappresenta paesaggi e vedute, ad un astratto dove il paesaggio è trasformato in intarsi e strisce di colore.
I primi anni della propria carriera, gli anni 70, li trascorre soprattutto alla ricerca dello studio del colore; sono anni di viaggi, dall’India all’Afghanistan, dal Pakistan alla Persia, proseguendo poi attraverso la Grecia e la Turchia. I colori e i profumi di quei luoghi le lasciano una tracciaindelebile negli occhi e nel cuore. È in quei luoghi che scopre il calore dei pigmenti e delle terre naturali che diventeranno il proprio mezzo espressivo.
Negli anni 80 si trasferisce a New York dove lavora come textile designer.
Nei primi anni del 2000 e’ a Monaco di Baviera dove espone in diverse gallerie. Nel 2007 rientra in Italia e si stabilisce in Sardegna, dove le pietre, il mare e gli aspri paesaggi sono fonte di continua ispirazione.
Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
LA FORMA DEL COLORE
Che il colore, oltre ad essere veicolo della luce e corpo dell’immagine, sia anche materia, e’ una delle acquisizioni base della pittura. Ed e’ la tattilità, probabilmente, la qualita’ del colore che con piu’ attenzione viene indagata dagli artisti moderni, li’dove per tattilita’ dobbiamo intendere qualcosa che riguarda sia il tipo di approccio dell’artista che l’effetto che la superficie colorata ha sui sensi dello spettatore. Simona Tavassi muove la sua ricerca pittorica in questo orizzonte di problemi. Se il colore e’ una materia, qual’e’ la materia del colore? Sembra chiedersi l’artista. E non e’ una domanda ne’ pretestuosa, ne’ paradossale quanto una direttrice lungo cui disporre il proprio lavoro. Simona Tavassi, infatti, parte da quella tattilita’ percettiva di cui si parlava poco sopra che riguarda in primo luogo lo sguardo e la ricezione dell’opera. Tavassi ritaglia strisce irregolari di tela grezza che ricopre poi di colore in modo da impregnarne in maniera irregolare la superficie, creando una serie di variazioni timbriche e tonali. Attraverso il suo procedimento tecnico l’artista fissa in una forma l’atto della pennellata e simula
la consistenza materica del colore nel gioco tra pigmento e supporto. Cio’ che emerge in primo piano, infatti, oltre alla sensualita’ tattile del colore, e’ il libero gioco della forma, la felice e quasi istintiva felicita’ della composizione. L’artista comincia a comporre l’opera giustapponendo e montando le diverse sezioni di colore secondo la sensibilita’ del momento, in un procedimento di accumulo che parte da un ritmo,da una sensazione, ed e’ questo il suo modo di dipingere,di tirar fuori la forma dal colore. L’intenzione dell’artista riguarda proprio quello sforzo di donare al quadro una sensualita’ tattile che nel colore, anzi nella forma del colore, trova il suo fondamento.
Lorenzo Mango